Le donne italiane, spose perfette per l'Islam
Sono piombate polemiche, sul meeting che si é tenuto presso la villa dell'ambasciatore libico in Roma, rivolto a 500 ragazze, organizzato in occasione della visita del Colonnello libico per il secondo anniversario del trattato di amicizia tra Italia e Libia.
Il pomo della discordia nasce dall'esortazione, da parte del leader libico, di fare dell'Islam la propria religione, ma non solo, anche un invito alle presenti a contrarre matrimonio in Libia.
Ciò che più dispiace è costatare come le polemiche sterili spostino l'attenzione su argomenti inerenti alla religione, anziché, soffermarsi e riflettere sulla passerella di signorine reclutate per l'occasione; evento non del tutto nuovo, perché l'anno scorso è stato fatto altrettanto.
Cinquecento ragazze selezionate da un'attenta agenzia di hostess, e pagate per partecipare a un seminario sul Corano. In paesi in cui vige la normalità, i seminari di studio si svolgono all'interno di aule universitarie alla presenza di studenti interessati.
La curiosità porta a chiederci quali siano stati i criteri di selezione. Il titolo di studio? Le ambizioni? O semplicemente la bellezza?
Solo di recente abbiamo assistito a fatti di cronaca piuttosto violenti, giovani islamiche, vittime di efferati delitti, perché si erano rifiutate di vivere secondo la legge dell'Islam.
Non è forse un paradosso? Dapprima si condannano aspramente tali atti, si fanno lotte continue per la liberta e la dignità delle donne, e poi, chissà per quale recondito scopo, se ne consente la propaganda. A tal proposito sarebbe stato interessante conoscere l'opinione del nostro ministro per le pari opportunità, visto il suo costante impegno nella difesa dei diritti delle donne.
Purtroppo, d'ora in avanti dovremo abituarci a questi desolanti momenti, considerato quest'insolito e storico trattato di amicizia.
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