Di Astrid Fataki
Tragedie annunciate nell'Italia dei furbetti.
Esattamente otto mesi fa, il 23 Gennaio scorso, crollava una palazzina a Favara, nell'agrigentino. Il crollo provocava la morte di due sorelle, Marianna e Chiara, rispettivamente di quattordici e tre anni. Vivevano con i loro genitori e il fratello, rimasti illesi, in una casa fatiscente in attesa di un alloggio decente.
Il tragico evento commosse l'Italia intera, soprattutto perché a perire, furono delle bambine.
Circa due notti fa, la tragica vicenda si è di nuovo ripetuta, questa volta nel napoletano, precisamente nella piccola cittadina di Afragola. Le vittime di questa ennesima tragedia sono tre: Anna, la nonna della bambina, miracolosamente scampata alla morte, Pasquale ed Enrica, una coppia di neosposi.
Si è gridato al miracolo, perché Imma (questo è il nome della bambina) era ancora viva nonostante le dodici ore trascorse sotto le macerie. Napoli deve ringraziare San Gennaro, se tra gli sfortunati che hanno perso i loro cari, c'è qualcuno che può sorridere e festeggiare.
Ogni volta che avvengono queste disgrazie, udiamo sempre il solito ritornello: "Si devono accertare le responsabilità, si cerca di capire le cause" insomma si fa polemica sterile.
All'indomani delle stragi, funerali e lutti cittadini sono proclamati, e l'informazione fa il suo mestiere con finta discrezione.
Il clamore e l'indignazione hanno una durata limitata, esse svaniscono con lo spegnersi dei riflettori. Il dolore, però, di chi ha perso i propri cari resta lì, nell'improvviso vuoto che lascia la morte.
Una domanda che ci si pone sempre: ma dove sono le istituzioni? Perché le dovute verifiche non sono state compiute prima?
Queste tragedie potrebbero essere evitate, se solo le istituzioni locali svolgessero diligentemente i loro compiti.
Eppure in ogni città italiana ci sono quartieri a edilizia popolare, con tanto di case nuove e mai consegnate; perché si aspetta che una disgrazia succeda per poter mobilitare la complessa macchina istituzionale?
Viviamo in un'epoca in cui a "nessuno importa di nessuno"; l'unico interesse della nostra classe politica, (dalle istituzioni locali sino a quelle nazionali) è di produrre profitto per soli fini personali.
In realtà, è più semplice calcare le passerelle dei talk show, gareggiando a chi alza di più la voce, è più semplice lasciarsi implicare nell'illecito, piuttosto che sedersi nell'aula del parlamento e lavorare per il bene del paese.
Le vite di Marianna, Chiara, Pasquale, Enrica, Anna, si sono spente e con esse si spegneranno i riflettori, perché presto tutto, sarà dimenticato e nulla continuerà a essere fatto.
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